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Degna di nota l'antica Chiesetta di San Cristoforo

 

Esterno san CristoforoL’Oratorio di S. Cristoforo si trova nell’omonima strada, sotto la frazione di Barbarolo, ora oratorio sussidiario della Chiesa di Barbarolo.. 
E la sua esistenza è testimoniata in alcuni documenti risalenti ai primi anni del XVI secolo.

Dai testi trovati nella ricerca viene denominato Oratorio di San Cristoforo di Cassando.
Questa definizione si trova anche nelle ricerche storiche del "Calindri" che riporta l'antico nome del piccolo borgo ad esso vicino, che ai tempi nostri è chiamato "Casedro".

Le fonti danno la  costruzione dell'intero bene  dal 1440 al 1467.
La sua prima citazione certa, della chiesa di S. Cristoforo di Cassndro, si legge nell'elenco delle chiese del 1440, legata ai riferimenti storici dell'antica Abbazia di Barbarolo..
Differisce di pochi anni l'iscrizione posta nella lapide che è visibile sulla porta di ingresso: la lapide cita "fondata nel 1467".
Nel 1467 per iniziativa di Mons. Pietramellara, Arcidiacono della Cattedrale di S. Pietro in Bologna, la locale chiesa di San Cristoforo fu soppressa e unita a quella di San Pietro di Barbarolo, e con essa pure alla circoscrizione parrocchiale ed amministrativa di Casari con gli abitanti in essa presenti…. "

Nel 1881 la stessa lapide che come abbiamo detto si trova sopra alla porta di ingresso, nel piccolo portico antistante, cita che l'oratorio sottoposto alle ingiurie del tempo, fù ripristinato in forme più eleganti nel 1881.
Da allora non si hanno più notizie di ulteriori lavori alla Chiesetta.

Si erge, questa chiesa, su una collinetta rocciosa nei boschi che digradano verso il torrente Zena, che scorre poco più sotto in una gola, e non è molto distante dalla chiesa di Barbarolo.
Le sue fondamenta poggiano sulle rocce sottostanti, che emergono dalla base in più punti seguendo il dislivello del terreno.
L'interno, definito "Aula" è quadrangolare, come il presbiterio, ed è preceduto, all'esterno da un portico a "serliana a sesto ribassato".
L’aula è unita orizzontalmente alla casa minuscola  "canonica" che è  addossata al fianco sud: questa ha una copertura a leggio che prolunga la falda sud del tetto a capanna dell’aula.
esterno

Interno ChiesettaL'interno è pavimentato in cotto antico e il tetto è in travi e travetti lignei.

tutto il contesto dell'’oratorio di San Cristoforo sorge in posizione isolata, al termine di una strada sterrata ma sufficientemente carrabile negli ultimi 400 metri, che si distacca dalla provinciale 65 “della Futa” all’altezza della frazione di Casoni, fra Barbarolo e Sabbioni, e scende verso est in direzione del torrente Zena.
L’oratorio, che è volto a est come altare,, insiste su uno sperone roccioso, in posizione abbastanza elevata sulla valle sottostante, ma la fitta vegetazione lo nasconde alla vista.
Non sono più riconoscibili con certezza eventuali tracce di un sentiero passante di importanza tale da giustificarne la posizione e la dedicazione.


La sua  facciata  è preceduta da un arioso sagrato prativo e parzialmente piantumato, pianeggiante, delimitato dalla vegetazione e dal muro di contenimento del piano stesso.
Il timpano che ne sovrasta l’intera larghezza, disegnato da una leggera cornice, ospita un’edicola con immagine in ceramica invetriata della Madonna di S. Luca.
Il pronao ha copertura in travi, travetti e pianelle intonacate.
La facciata termina in un tetto a capanna con cippo lapideo al culmine e crocetta metallica in sommità.
Sopra il tetto si erge un piccolo campanile a vela.
Il fianco sinistro è indagabile dal sentiero che corre intorno ai volumi dell’oratorio e della canonica; esso poggia su un livello inferiore al livello di facciata e mostra la fondazione del complesso sulla viva roccia sporgente in più punti.
Una piccola finestra rettangolare all’altezza del presbiterio costituisce l’unica apertura.
L’abside, a pianta quadrangolare e priva di finestratura, e anch'essa poggia parimenti su rocce sporgenti.
Il fianco destro è per due terzi occupato dal volume della casa canonica che si innesta a filo con l’abside e segue, come il volume dell’oratorio, il pendio del terreno.
Presso la facciata si apre l’unica finestra rettangolare dell’intero fianco.

Si accede all’aula mediante il nartece e il portale d’ingresso a due battenti; un gradino supera il dislivello fra l’esterno e l’aula, collocata ad un livello leggermente inferiore.
La lapide in controfacciata, collocata sopra la porta d’ingresso, ne costituisce l’unico elemento storico di rilievo.
L’aula è pavimentata, come già accennato sopra,  in cotto antico disposto a spina di pesce e il soffitto, a capanna, è in travi, travetti e pianelle intonacate.

La parete sinistra non presenta decorazioni; nella parete destra si apre, a metà circa, una piccola nicchia che ospita un’icona mariana: in essa viene posta la sacra immagine della Madonna di San Luca, priva della corona floreale, che poi viene messa per le processioni.


cei 3Una finestra rettangolare si apre in prossimità della facciata.
Il piccolo presbiterio, a pianta quadrangolare e sopraelevato di un gradino, prende luce da una finestrella rettangolare a sinistra, e nella parete destra si apre la porta che conduce alla canonica.
Nella parete di fondo si apre una nicchia, con cornice a tempera, che ospita la statua del santo titolare: S. Crisotoforo.

Tutta la struttura portante è in pietra; orizzontamenti in travi di legno con travetti e pianelle; manto in coppi ancora ben conservati.

L"’assemblea" è ordinata in due file di sedie e alcune panche disposte a "battaglione " con i fianchi addossati alle pareti laterali.
Il piccolo presbiterio, è separato dall’aula da due ali di balaustra in legno: questi  ospita un altare poggiante su base di cemento: è chiaramente un altare preconciliare privato del dossale.
Non è presente un repositorio eucaristico fisso, o tabernacolo, come comunemente chiamato, né una sede.
L’ambone, a leggio, è mobile e collocato a destra.

Nel 1970  l'altare preconciliare è stato con ogni evidenza privato del dossale per ricavare lo spazio per il sacerdote.

 

Nei tempi moderni, dal 1956 l'allora  parroco abate, Don Adolfo Lodi introdusse la benedizione ai mezzi motorizzati, nel piazzale di Casedro, (purtroppo oggi non viene più fatta), e in tale occasione veniva portata a spalla, con processione, la statua di San Crisotoforo fino al piccolo borgo di Casedro (anticamente Cassadro) ove seguiva detta benedizione dei mezzi.
Era molto attesa tale data, e venivano da molte parti delle parrocchie circostanti.
Questa benedizone dei mezzi coincideva con la festa "patronale"  e veniva celebrata nel pomeriggio dell'ultima domenica di Luglio,

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Lapide Chiesa san CristoforoNel periodo in cui reggeva la parrocchia don Giorgio Paganelli (a cui è dedicato questo sito web) in preparazione all'Anno Santo del 1975, il Cardinale Poma chiese, ai sacerdoti della Diocesi di Bologna, di individuare una iniziativa atta a preparare con preghiere particolari, il buon esito dell'Anno Santo.

A mio fratello, don Giorgio venne in mente una iniziativa: portare nelle frazioni della parrocchia la Sacra immagine della Madonna di San Luca, posta nell'Oratorio di San Crisotoforo.

Tale iniziativa raccolse un  immediato successo e sopratutto vi fù un grande afflusso di parrocchiani e anche di parrocchiani delle parrocchie vicine.

Un signore mise a disposione il suo mezzo e, così, l'immagine veniva posta sul mezzo, ben fissata, e visibile a tutti, durante il percorso, e poi una processione di auto accompagnava la Sacra Immagine, partendo dall'Abbazia di Barbarolo, di volta in volta nelle frazioni, ove sostava un giorno intero per permettere l'afflusso e S. Messa in ognuno di questi posti: alla Guarda nel piccolissimo Oratorio presente dedicato a San Carlo Borromeo, poi il giorno dopo, sempre con la processione di auto, veniva portata a Sabbioni.

Qui ancora non vi era la chiesa,(fatta negli ultimi anni di permanenza a Barbarolo),  ma veniva usato un appartamento predisposto a cappella, in una costruzione parrocchiale.
Anche qui sostava un giorno e mezzo, ed era molto frequentato oltre che dagli abitanti di Sabbioni, anche da abitanti di Anconella e Loiano.

Poi l'ultimo giorno veniva riportata a Barbarolo ove si concludevano le giornate  di preghiera per l'Anno Santo in corso.
Tale iniziativa ebbe un "successo" speciale, e fu richiesto, veramente, a furor di popolo, di farlo di nuovo ogni anno, tale era la devozione verso la Sacra Immagine.

Mi ricordo la gioia di mio fratello nell'essere riuscito a dare una nuova energia spirituale, di preghiera e di assiduità a queste celebrazioni.

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Presento qui sotto una serie di immagini delle condizioni esterne attuali della chiesetta e il complesso nell'insieme, sperando possa far piacere al visitatore.
(febbraio 2022 - Marco Paganelli webmaster e fotografo)

Cliccando sulle immagini si ottiene un ingrandimento

 

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Memorie personali legate a San Cristoforo

   Questa piccola chiesa è molto legata ai miei ricordi di infanzia e della prima giovinezza, e anche più tardi per una decina di anni, risidendo di nuovo a Barbarolo.

Particolarmente mi sono cari i ricordi legati, sopratutto, nel mese di maggio, in coincidenza della festa dell'Ascensione.
Copiando le celebrazioni che avvengono tutt'ora a Bologna, in cui la Vergine Maria, sotto il titolo di "Madonna di S. Luca" viene portata nella città, nella Chiesa Metropolitana di S. Pietro, per poi ritornare sul Colle della Guardia la domenica successiva, anche a Barbarolo, nelle ore antecedenti al tramonto, la sera della vigilia dell'Ascensione, si partiva da San Cristoforo con una lunga processione, con l'immagine fiorita della Madonna di san  Luca.

Portata a spalla dagli uomini e dai giovanotti più prestanti, che si alternavano lungo il difficoltoso tragitto, lungo una strada sterrata non sempre molto comoda, che attraversava il bosco, e "guadando" anche un paio di piccoli ruscelli, si arrivava finalmente alla prima borgata del Trebbo, ove faceva una prima sosta solenne con una benedizione al borgo e ai suoi abitanti, e poi ripartiva per giungere, finalmente, alla Chiesa Abbaziale mentre le campane suonavano i prestigiosi "doppi" bolognesi creando una festa che assorbiva tutta la nostra emozione.
Tutto il percorso, dopo aver passato Casedro, era "illuminato" dalle candele protette da un cono di carta colorato, per evitare lo spegnimento. (flambeaux)
La lunga scia di candele creava un effetto davvero caratteristico, e spesso i primi della processione, si godevano ammirare, voltandosi, il serpente di luci che seguiva.

L'immagine della Madonna, restava nella Chiesa Abbaziale, lo stesso tempo di quella di Bologna.( a quei tempi dal mercoledì alla domenica)
Numerose erano le persone che seguivano le celebrazioni durante i tre giorni che restava, e in tale occasione l'abate invitava sacerdoti limitrofi per le confessioni e messe.

Poi, come a Bologna, nel tardo pomeriggio della domenica, dopo l'Ascensione, l'immagine faceva ritorno nel suo Oratorio a San Cristoforo.
Nelle stesse modalità di processione, a lume di candela.
Si narravano nei tempi, la grande spiritualità e l'immenso fervore, dato anche dagli antichi canti mariani che tutti sapevano, e la grande devozione popolare alla Madonna..

Particolari ricordi sono legati all'arrivo a San Cristoforo della processione, molti col fiatone, illuminata da una miriade di candele, che unite al giallo dei fitti cespugli di ginestre in fiore sulla dorsale del colle, creavano effetti luminosi indescrivibili e indimenticabili emozioni nell'animo.

Lo scampanio continuo dell'antica campanella sul piccolo campanile a vela, dava il benvenuto e il bentornata alla "sua" Madonna che si era assentata per alcuni giorni;  guardando il quadro abbellito da una grande fiorita, sembrava sorridere alla sua casa ove risiedeva per tutto il resto dell'anno.

Ripensare a questo, ancora mi porta a ricordare fiumi di emozioni,  i volti concentrati delle persone con il loro sguardo fisso su questa Sacra immagine, supplicanti di aiuto in quei tempi duri e difficili, e chissà quante suppliche e grazie personali salivano verso la Madonna..
Indelebili sono i ricordi delle lacrime che sui volti, indistintamente, uomini o donne, povera e umile gente che lottava ogni giorno per vivere.

Ma la gioia nel ritorno alle case, nella notte, ormai fonda, era sempre un motivo di gioia comune, di momenti vissuti insieme, di compagni di infanzia, di amici ritrovati dopo molto tempo, insieme anche ai miei familiari che non mancavano mai a questa devota processione, sebbene li aspettasse un sveglia prima del sorgere del sole per recarsi a piedi a lavorare la dura terra creta del posto.


La festa di San Cristoforo in luglio, aveva anch'essa, un suo fascino, nelle tradizione del tempo, ma che, purtroppo, al giorno d'oggi, non viene più celebrata e vissuta come un tempo.

Il custode sagrestano, noto a tutta la vallata era il mitico Gustavo Nepoti, coadiuvato dalla sua gentile signora Maria Giorgi.
Erano persone gentilissime, e mi ricordo ancora la dolcezza degli occhi della moglie di Gustavo, donna minuta, il passo claudicante, non so per quale malattia, e l'amicizia col figliolo Pietro, molto più giovane di me.
Era sempre una giornata di grande frequentazione di popolo.

Un aneddoto che ricordo con dolcezza "Era diventata una tradizione consolidata, che, nella festa di San Cristoforo, nel delizioso pranzo che la moglie di Gustavo preparava con grande amore,per l'abate don Adolfo Lodi, la preparazione delle patate novelle, in arrosto, che erano di una bontà infinita, ed erano l'orgoglio di Gustavo ad essere il primo a raccoglierle !.

Lodati, con cuore sincero e riconoscente, da tutti, e non solo dagli ospiti, erano, per Gustavo e gentile signora Maria Giorgi, un grande ringraziamento per tutto l'impegno faticoso nel tenere in ottimo stato la chiesetta, ma sopratutto la cura intorno delle piante, della strada, e del bosco circostante, fatto gratuitamente e con vera dedizione;  la grande luce di gioia nei loro occhi, che vivevano in quel giorno, da protagonisti indiscussi; erano le poche se non  uniche soddisfazioni nella solitudine del luogo e nella loro umile e povera condizione economica.

Visitata da me, nel tempo attuale (febbraio 2022) lo stato esterno della chiesa è abbastanza buono, frutto anche di un restauro commissionato alla ditta Maestrami di Sabbioni, e merita molto affrontare la modesta fatica del percorso per vivere momenti di vera pace ed ammirare un panorama a 360 gradi, davvero mozzafiato.

on 22 Febbraio 2022

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